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martedì 3 dicembre 2013

Salute mentale: quella improba ricerca quotidiana (Salud mental: esa intrincada bùsqueda cotidiana)


"...Pastiglie per viaggiare, pastiglie per dormire, pastiglie per mangiare, pastiglie per sognare, pastiglie per il bene, pastiglie per il male.... pastiglie per volare, poter toccare il cielo, legali-illegali...multicolori... per pisciare... per morire... per calmare.....pastiglie per l'amore, di mille forme....." Sono alcune delle stroffe di un brano musicale tormentone di alcuni anni fa in Italia.
Dalla comparsa del Valium quaranta anni fa circa, in sostituzione dei vecchi e rischiosi barbiturici, l'industria farmaceutica dei psicofarmaci ne ha compiuto un'aggressiva diffusione di massa, aiutata da efficaci strategie di marketing in grado di proporre sempre nuove opzioni di cura (che promettono siano terapeuticamente più efficaci e intrinsecamente meno pericolose per la salute del utente, di quelli delle generazioni precedenti). 
Oggi assistiamo ad un fiorente e variopinto mercato psicofarmacopeico caratterizzato dalla miriade di offerte che le case farmaceutiche si prodigano di offrire ad una popolazione sempre più in balia del loro potere economico. Spesso e volentieri sono complici ingenuamente inconsapevoli alcuni medici generici, ginecologi e anche pediatri che con relativa "leggerezza" prescrivono allegramente le così dette benzodiazepine, con modalità che poi si trasformano in percorsi di cura che divengono delle assunzioni abituali (!!!).
Forse uno degli effetti più devastanti di questi lunghi percorsi di cura è quello della dipendenza e con essa, l'effetto tolleranza che costringe i soggetti ad aumentare progressivamente la dose per ottenere lo stesso effetto. Viene quindi da sé come effetto fisiologico correlato, la così detta sindrome da astinenza nel caso vi fosse l'interruzione della terapia.
Ma cosa c'è dietro questo consumo massiccio e acritico (prescritto e non) di tranquillanti, ansiolitici e sedativi? E' tutta responsabilità dello strapotere delle case farmaceutiche e dei loro attenti studi di mercato con cui organizzano le loro "campagne pubblicitarie"? Vi sono degli esperti che medicalizzano un disagio che non ha nulla a che vedere con cause biologiche e che incoraggiano un'industria produttiva? E' per caso lo stress della vita quotidiana e le frustrazioni che essa ci riserva che ci inducono verso una ricerca smodata di "felicità" a prescindere? Data la complessità del tema, probabilmente la spiegazione sta dietro le risposte ad ognuno di questi quesiti. 
La salute mentale è quella dimensione della specie umana, che più di ogni altra particolarità legata al vivere dell'individuo, è stata mistificata da retoriche più o meno erudite e da interventi vari, con l'intenzione velata o meno per controllarla dall'esterno (per eliminare i comportamenti indesiderati o inopportuni), o per motivi estetici (a partire da noi stessi, nella ricerca della "felicità"), o per comprenderla (partendo dall'osservazione, argomentando di poter esplicarla e di essere in grado di agire sul suo funzionamento). 
Purtroppo, non si è diffusa ancora  la consapevolezza epistemologica di quanto la salute mentale venga fallacemente descritta e compresa (dal profano e dall'esperto), a prescindere dalle motivazioni sottostanti (ricerca di  effetti afrodisiaci, ricreativi o sedativi). Il corolario è il suo assoggettamento indotto, il suo "addomesticamento" per via dell'azione manipolatrice esercitata (dall'individuo stesso o da altri).

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"Pastillas para viajar, pastillas para dormir, pastillas para comer, pastillas para fantasear, pastillas para el bien, pastillas para el mal... pastillas para volar poder tocar el cielo legales-ilegales ... multicolores... para orinar... para morir ... para calmar ... pastillas para el amor, de mil formas..." Son algunas estrofas de un pedazo musical de mucho éxito hace algùn tiempo en Italia.
Desde la apariciòn del Valium hace cerca cuatro décadas como sustituciòn de los viejos y arriesgados barbituricos, la industria farmaceutica de los psicofarmacos ha cumplido una agresiva difusiòn de masa, desarrollando eficaces estrategias de marketing capaces de proponer nuevas opciones de cura, que prometen ser terapeuticamente màs eficaces y menos peligrosas para la salud de los usuarios, que los de la generaciòn anterior. Hoy en dia asistimos a un florido mercado psicofarmacopeo caracterizado por la infinidad de ofertas che los laboratorios farmaceuticos se prodigan en ofrecer a una poblaciòn cada vez màs dominada por su poder econòmico.
Frecuentemente, complices ingenuamente inconcientes son algunos médicos genéricos, ginecòlogos y también pediatras que con una cierta "superficialidad" prescriben continuamente las asi llamadas benzodiazepinas, con modalidades que se transforman en tratamientos que devienen asunciones habituales (!!!).
Quizàs uno de los efectos màs devastadores de estos largos prospectos de cura es el de la dependencia y con ella, el efecto tolerancia que obliga a los sujetos a aumentar progresivamente la dosis para obtener el mismo efecto. Cae por si mismo el efecto fisiològico correlacionado, el sindrome de la abstinencia en el caso en que fuera interrumpida la terapia.
Pero que cosa hay detràs de éste consumo masivo y acritico (prescripto o no) de tranquilizantes, ansioliticos y sedantes? Es todo responsabilidad del super poder de los laboratorios farmacéuticos  y de sus atentos estudios de mercado con los que organizan sus "planes publicitarios"? Hay expertos que medicalizan un malestar que no tiene nada que ver con causas biologicas y que alientan una industria productiva? Acaso es el stress della vida cotidiana y las frustraciones que ella nos reserva que nos inducen hacia una bùsqueda desmandada de "felicidad" a cualquier costo? Dada la complejidad del argumento, probablemente la explicaciòn està en cada una de las respuestas a cada uno de estas interrogantes.
La salud mental es aquella dimensiòn del ser humano, que màs de cualquier otra particularidad ligada al vivir de los individuos, ha sido mistificada por retòricas màs o menos eruditas y por intervenciones de diverso tipo, con la intenciòn encubierta o no, de controlarla desde el externo (para eliminar los comportamientos indeseables o inoportunos), o por motivos estéticos (desde nosotros mismos, en la bùsqueda de la felicidad), o para comprenderla (partiendo de la observaciòn, argumentando poder explicarla y ser capaz de actuar sobre su funcionamiento).
Desafortunadamente, no se ha difundido todavìa la conciencia epistemològica acerca de cuanto la salud mental sea falazmente descripta y comprendida (por el experto y por el profano), màs allà de las motivaciones subyacentes (bùsqueda de efectos afrodisìacos, recreativos o calmantes). El corolario es la sujeciòn inducida, la "domesticaciòn" a partir de la acciòn manipuladora ejercitada (por el individuo mismo o por parte de otros).



mercoledì 25 settembre 2013

E se l'operatore si coinvolge affettivamente nelle relazioni d'aiuto? (Y si el operador se involucra afectivamente en las relaciones de ayuda?)




Mi sono chiesto più volte, cos'è che può spingere un operatore del sociale ad utilizzare il proprio ruolo d'aiuto per tentare di "colmare" le proprie esigenze affettive sentimentali attraverso il rapporto con i suoi assistiti, designando la persona bersaglio, dalla sua posizione "privilegiata" come professionista dell'aiuto? Vi è una vittima e un carnefice? 
In effetti, avere a che fare in contesti educativi/riabilitativi, con persone adulte(uomini e donne) cronicamente abituate e rassegnate alla loro storica identità da individui dipendenti, inaffidabili, fragili e impulsivi (che continuano a mettere in atto il loro ampio repertorio di modalità e strategie relazionali con cui provano a sfruttare ogni spazio di relazione che confermi e soddisfi le proprie pretese e desideri), ahimé non poche volte per chi ci lavora come operatore, possono rappresentare paradossalmente l'ipotetica scoperta di una opportunità di completamento affettivo e di redenzione personali.
I vissuti che creano dei legami prima empatici e salvifici, poi di simpatia e sentimentali sono una variabile fortemente presente in ogni contesto d'aiuto fra gli operatori del settore. Succede tutti i giorni, sotto diverse forme e con svariati risultati.
Sembrerebbe che il bagaglio di emozioni con cui  gli operatori si confrontano con racconti di esperienze di fallimento personale, sofferenza e abbandono, stimolino in loro una simpatia che potrebbe favorire un rapporto pseudo paritario con l'assistito(a). In tale senso le emozioni compiono un valore adattivo bis a bis narrazioni di vite mai vissute; esso avviene attraverso una curiosità semplicistica che condiziona pesantemente lo svolgimento del proprio ruolo professionale. Da quel momento in poi le emozioni potrebbero avere valore genetico cioé essere in grado di generare nuove strutture di conoscenza e di relazione a seconda di quelle che sono le aspettative, motivazioni e fragilità del operatore in causa.

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Me he preguntado muchas veces, qué es lo que empuja un operador del social a utilizar su rol de ayuda para intentar "colmar" sus exigencias afectivas sentimentales a través de la relaciòn con sus asistidos, designando la persona blanco, desde su posiciòn "privilegiada" como profesional de la ayuda? Quién es la victima y quién el verdugo?
Efectivamente, estar a contacto en contextos educativos/rehabilitativos, con personas adultas(hombres y mujeres) cronicamente acostumbrados y resignados a su historica identidad como individuos dependientes, no fiables, fràgiles e impulsivos (que continuan a utilizar su amplio repertorio de modalidades y estrategias relacionales con que prueban a utilizar cualquier espacio de relaciòn que confirme y satisfaga sus pretensiones y deseos), desgraciademente no pocas veces para quien trabaja como operador,  pueden representar paradojalmente el descubrimiento de una hipotética oportunidad de completamiento afectivo y de redenciòn personal.
Las vivencias que crean vinculos, primero empaticos y salvificos luego de simpatia y sentimentales, son una variable muy presente en todo contexto de ayuda entre los operadores del sector. Sucede todos los dias, con distintas formas y con resultados mùltiples.
Pareceria que el bagaje de emociones con el cual los operadores se confrontan a las historias de experiencias de fracaso personal, sufrimiento y abandono, estimulen en ellos una simpatia que podria favorecer una relacion pseudo paritaria con el/la asistido. En ese sentido las emociones cumplen un valor adaptativo frente a las narraciones de vidas jamàs vividas; ello sucede recurriendo a una curiosidad simplistica, que condiciona fuertemente el desenvolvimiento del propio rol profesional. Desde aquel momento las emociones podrian tener un valor genético, es decir, ser en grado de generar nuevas estructuras de conocimiento y de relaciòn segun las expectativas, motivaciones y fragilidades del operador en causa.

lunedì 2 settembre 2013

Empowerment e salute mentale (Enpoderamiento y salud mental)



Quando svolgevo il ruolo di assistente delle pratiche sperimentali nella materia di psicologia dell’apprendimento, durante i miei anni di studente universitario, vi era un sperimento in particolare che mi affascinava ogniqualvolta veniva proposto agli studenti del corso. Si trattava dell’ “illusione di Müller e Lyer”, due segmenti di linee apparentemente eterogeni, ma esattamente uguali in lunghezza, che dovevano essere valutate da un gruppo di persone visivamente prima per condividere successivamente verbalmente la così fatta valutazione percettiva (ognivolta nel gruppo soltanto un soggetto non sapeva che tutti gli altri si erano prima messi d’accordo per falsificare la loro valutazione percettiva e di conseguenza il loro giudizio finale). Il risultato era drammaticamente sempre lo stesso, la valutazione fatta dall’individuo dipendeva sempre da ciò che il gruppo decideva doveva essere la risposta giusta da dare. 
Sappiamo che ciò che amplifica ulteriormente l’efficacia della così detta “pressione sociale del gruppo” è la nostra umana esigenza di contare su delle certezze e su delle affermazioni categoriche, che inconsapevolmente o meno ci costringiamo ad avere permanentemente come riferimento affidabile, attraverso la ricerca e la costruzione insieme ad altri, di spazi condivisi di significati (e giudizi) consensualmente riconosciuti e riconoscibili (che finiscono paradossalmente per essere autoreferenziali, quindi autovalidanti). 
Questa nostra quasi viscerale esigenza di un consenso rassicurante, ci “impigrisce” mentalmente limitando la nostra potenziale e molto soggettiva capacità di arricchire il ventaglio di opzioni su cui potremmo contare nella progettazione/costruzione di cornici concettuali e di mondi possibili alternativi (privati e/o collettivi). Con essa perdiamo occasione di valorizzare la differenziazione come una caratteristica riscontrabile nelle realtà plurali come quelle umane, costruite anche grazie al confronto fra coloro che ne fanno parte nei più variegati contesti esistenti di interdipendenza (intimi e pubblici).
Va ricordato comunque quale è il momento attuale in cui ci troviamo a vivere (e che alcuni chiamano “l’era dell’autenticità” ovvero il post del postmodernismo). Viviamo in effetti un tempo in cui sono scadute le validità di tante certezze e di tante verità assolute; dalla caduta delle ideologie in poi si  è arrivati ad avere una maggiore coscienza riguardo la estrema diversificazione e variabilità con cui il mondo relazionale e soggettivo sono composti. In questo senso, provare quindi a introdurre nel messaggio educativo/formativo proprio delle famiglie e delle scuole, queste premesse apparentemente banali ma di implicanze colossali, può fare enorme differenza per quanto riguarda l'empowerment e il consolidamento di una salute mentale resiliente degli individui. Più precisamente, si tratterebbe di favorire una condizione mentale nelle persone che gli dia la possibilità di fare fronte con originalità e creativamente alle incertezze con cui spesso, e fin da piccoli, si trovano ad avere a che fare lungo tutto l'arco dei loro percorsi esistenziali.
A partire da questa consapevolezza epistemologica possiamo aspettarci che le persone siano in grado di adoperarsi per costruirsi risorse cognitive (e quindi anche emozionali e relazionali), più versatili e coerenti con l'imprevedibilità e con la complessità del mondo contemporaneo. 



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Cuando desempeñava el rol de responsable de prácticas en la materia de psicologia del aprendizaje, durante mis años de studiante universitario, habia un experimento en particular que provocaba en mi fuertes emociones cada vez que era propuesto a los alumnos de dicha materia. Era la “ilusión de Muller – Lyer”, dos segmentos de lineas aparentemente heterogeneas, pero en realidad exactamente iguales en longitud, que deberian ser evaluadas por parte de un grupo visualmente primero para después compartir verbalmente dicha evaluación perceptiva (en el grupo sólo uno de los participantes no sabia que todos los demás miembros si habian puesto de acuerdo precedentemente para falsificar su evaluación perceptiva y por lo tanto acerca de cual deberia ser el juicio final). El resultado era dramaticamente siempre el mismo, la evaluación perceptiva hecha por el individuo dependia sempre de aquella que el grupo habia decidido debia ser la respuesta correcta de dar.
Sabemos que aquello que potencia ulteriormente la eficacia de la así llamada “presión social del grupo” es nuestra humana exigencia de poder contar con certidumbres y con afirmaciones categóricas que coscientemente o no nos imponemos costantemente como marcos referenciales fiables, a través de la búsqueda y la costrucción junto a otros, de espacios compartidos de significados consensualmente reconocidos y reconocibles (que paradosalmente terminan por ser autoreferenciales, auto validandose).
Esta exigencia casi visceral de un consenso tranquilizador, fomenta una “pereza” mental que limita nuestra potencial y muy subjetiva capacidad de enriquecer el abanico de posibilidades con las cuales podriamos contar para la proyectación/construcción de marcos conceptuales y mundos posibles alternativos (privados y/o colectivos). Con ella perdemos la ocasión de dar valor a la diferenciación como una caracteristica identificable en realidades plurales como aquellas humanas, construidas gracias a la confrontación entre aquellos que constituyen parte, en los más variados contextos existentes de interdependencia (intimos y publicos). 
Es necessario de todas maneras recordar cual es el actual momento en que vivimos (y que algunos llaman “la era de la autenticidad” es decir el post del postmodernismo). Vivimos en efecto un tiempo en el cual han terminado de ser vigentes muchas certidumbres y verdades absolutas ; desde la caida de las ideologias, existe una mayor conciencia acerca de la extrema diversificación con que el mundo relacional está conformado. En tal sentido, provar a introducir en el mensaje educativo/formativo de la familias y de la escuela, éstas premisas apparentemente banales pero de implicaciones colosales, puede hacer enorme diferencia en el enpoderamiento y en el consolidamento de una salud mental resiliente de los individuos. Mas especificadamente ello se refiere a la posibilidad de fomentar una condición mental en las personas que les permita enfrentar con originalidad y creatividad a las incertidumbres que frequentemente, y desde pequeños,  enfrentan a lo largo de sus caminos existenciales. A partir de esta conciencia epistemológica podemos esperar que las personas sean en grado de construirse recursos cognitivos (y por lo tanto también emocionales y relacionales), más versátiles y coherentes con la imprevedibilidad y con la complejidad del mundo contemporaneo.

sabato 3 agosto 2013

Se il re si rende conto di essere nudo..... (Si el rey se da cuenta de estar desnudo... )




"Me lo state uccidendo".. disse la sua attuale fidanzata ai giornalisti, alludendo probabilmente ad un molto riservato e intimo accenno depressivo del suo partner, vittima dei giudizi istituzionali (a suo avviso ingiusti e immeritati) che lo condannerebbero a non potere proporsi mai più come "il migliore e più probo modello di self made man, leader, cacciatore di successi in ogni ambito della sua esistenza" (dai business alla politica, includendo gli ambiti più svariati e intimi dell'esistenza umana).
Una tale affermazione, così maternale e protettiva potrebbe alludere a quella parte dell'uomo, più vulnerabile e nascosta, che contrasta con quella insensibilità che in pubblico ha sempre voluto mostrare attraverso l'arroganza di chi "tutto può fare". In effetti si sarebbe trattata di una modalità, quella pubblica appunto, incentrata tra tante altre:
-su un senso grandioso di importanza (esagerando risultati e talenti, per essere notato come superiore, insostituibile e quindi difficilmente superabile);
-su delle fantasie di illimitati successi e potere, nei confronti dei quali tutti gli dovrebbero essere riconoscenti, addirittura a livello internazionale (al punto di rivelarsi ridicolo e patetico agli occhi degli osservatori esteri); 
-sul credere di essere “ speciale ” e unico, addirittura unto dalla grazia divina;
-sulla sua incapacità di riconoscere o identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri (nemmeno quelle dei propri figli e nipoti); 
e infine ovviamente, 
-sulla capacità di mostrare atteggiamenti arroganti e presuntuosi. 
Ma non solo, l'uomo pubblico era anche quello che:
-tendeva a mostrarsi affascinante, imprevedibile e seduttivo, sottolineando la propria superiorità da macho vincente;
-pur ritenendosi indispensabile, non è stato in grado di costruire un'intimità affettiva duratura, non essendo consapevole delle proprie emozioni e dei propri autentici bisogni, quindi incapace di misurarsi con le proprie fragilità nel contesto più personale della sua esistenza, il rapporto di coppia;
-desiderava avere a che fare con i più deboli per poterli aiutare,  in particolare con giovani ragazze in balia dell'incertezza del loro futuro e dell'indigenza, che poi diventavano parte della comparsa che gli permetteva "giustamente" rilassarsi; 
Oggi in Italia vediamo, forse, il dramma dell'uomo (creduto invincibile) che d'improviso scopre se stesso nudo e vulnerabile e che di fronte ad un senso d'impotenza mai vissuto fino adesso esprime (malgrado lui stesso) un suo dolore e angoscia. Una tale evenienza  in chi delle emozioni proprie -in pubblico- non ha mai parlato o fatto trapelare (in particolare di quelle che lo descrivono come meno assertivo), può fare presagiare delle reazioni più imprevedibili e inconsulte (in barba al paese), assecondato da coloro che sono rimasti affascinati dal suo "essere sempre stato vincente".



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"Me lo estan matando..." dijo su novia actual a los periodistas, haciendo alusiòn probablemente a algùn tipo de reacciòn depresiva de su partner en la intimidad, victima de juicios institucionales (segun él injustos y no merecidos) que lo condenarìan a no poder nunca màs proponerse como "el mejor y màs honesto modelo del hombre hecho a si mismo, lider, cazador de sucesos en cualquier àmbito de su existencia (del comercio a la politica, incluyendo los màs variados contextos de la existencia humana).
Tal afirmaciòn, asì maternal y protectora podrìa hacer referencia a aquella parte del hombre, màs vulnerable y escondida, que contradice aquella insensibilidad que en publico ha siempre mostrado a través de la arrogancia de quien "puede hacer de todo". Efectivamente, se tratarìa de una modalidad, aquella pùblica, caracterizada entre otras por :
-un sentido grandioso de importancia (exagerando resultados y talentos), para ser notado como superior, insustituible y por tanto insuperable;
-unas fantasias de ilimitados éxitos y poder, frente a los cuales todos deberian ser reconocedores, inclusive internacionalmente (llegando a ser el ridiculo hazmereir de los observadores extranjeros);
-creerse especial y ùnico, incluso bendito por la gracia divina;
-mostrando una incapacidad para reconocer o identificarse con los sentimientos y las necesidades de los otros (ni siquiera los de sus propios hijos y nietos);
y finalmente, obviamente,
-mostrando actitudes de arrogancia y presunciòn.
Pero no solamente eso, el hombre pùblico era también aquel que:
-tendia a mostrarse afascinante, imprevedible e seductor, remarcando su superioridad como macho vencedor;
-no obstante se ha siempre retenido indispensable, no fue capaz de construir una relaciòn afectiva duradera, no siendo conciente de sus emociones y de sus autenticas necesidades, por lo tanto incapaz de medirse con sus fragilidades en el contexto màs personal de su existencia, la relaciòn de pareja;
-deseaba estar en contacto con los màs débiles para poder ayudarlos, en particular con jovenes mujeres vìctimas de la incertidumbre de su futuro y de la indigencia, que después pasaban a ser parte de las comparsas que le permitian un "justo" relax;
Hoy en Italia vemos, quizàs, el drama del hombre (creido invencible) que imprevistamente se descubre a si mismo desnudo y vulnerable y que frente a una sensaciòn de impotencia jamàs vivida antes, expresa (a pesar de él) su dolor y angustia. Tal circunstancia, en quién de sus emociones -publicamente- no ha hablado jamàs o dejado entrever (sobre todo de aquellas que lo describen como menos asertivo) puede hacer presagiar unas reacciones imprevistas y temerarias (a pesar del pais), con la ayuda  de todos aquellos que quedaron afascinados de su "siempre haber sido un vencedor". 

mercoledì 27 febbraio 2013

A proposito dello sconforto sociale dilagante... (A proposito del difundido desaliento social...)

Ricordando ciò che diceva Italo Calvino, a proposito della vita ..."L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno è quello che è già quì, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme". Ma, diceva anche.... "due modi ci sono per non soffrire. Il primo riesce facile a molti:accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non verderlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e farlo durare e dargli spazio". Ecco, pensavo, qual'è la sfida di questi tempi di incertezza, dentro le case e tra la gente: individuare, dargli spazio, costruire, inventare i "non inferni" quindi, umanizzarci imparando a condividere le nostre speranze e desideri (per trovare comforto e anche coraggio perché senza di essi siamo persi) in un grande equilibrio naturale di incastri, vicinanze e connessioni, insieme agli altri che come noi sono alla ricerca di fare si che questo spazio (questo paese, questo continente, ecc.) divenga umanamente più vivibile, in grado di comporre volutamente e consapevolmente un mosaico di pensieri, storie e relazioni che coevolvano. Un mosaico fatto di contrasti e differenze senza perdere la sua umanità.... fatto con tanta pazienza, ma con fiducia, senza timori ne incertezze. Adesso più che mai, partendo da questa Italia scopertasi vulnerabile.... a cominciare dalla politica e ... nella vita di tutti i giorni... in tutti gli ambiti possibili. Ora.
_______________________________________________Recordando lo que decia Italo Calvino a proposito de la vida,.... "El infierno de los vivos no es algo que serà; si es que existe alguno es ese que està ya aqui, el infierno que habitamos todos los dias, que formamos estando juntos". Pero decia también .... "hoy dos modos para no sufrir. El primero lo hacen con mucha facilidad muchos: aceptar el infierno y devenir parte de él hasta el punto de no verlo màs. El segundo es riesgoso y exige atenciòn y aprendizaje continuos: buscar y reconocer quién y qué cosa, en medio al infierno, no es infierno y hacerlo durar y darle espacio". He aqui, pensaba, cual es el desafio de estos tiempos de incertidumbre, dentro de las casas y entre la gente: individuar, darle espacio, construir, inventar los "no infiernos" o sea, humanizarnos, aprendiendo a compartir nuestras esperanzas y deseos (para encontrar aliento y coraje porque sin ellos estamos perdidos) en un gran equilibrio natural de encajes, cercanias y conexiones, junto a los otros que como nosotros van en la busqueda de lograr que este espacio (este pais, este continente, etc.) devenga humanamente mas vivible, capaz de componer voluntariamente y concientemente un mosaico de pensamientos, historias y relaciones que coevolucionen. Un mosaico hecho de contrastes y diferencias sin perder su humanidad... hecho con mucha paciencia, pero con confianza, sin temores ni incertidumbres. Ahora màs que nunca, partiendo de esta Italia que se descubre vulnerable.... comenzando por la politica y ... en la vida de todos los dias... en todos los àmbitos posibles.Ya.

giovedì 21 febbraio 2013

Perché le elezioni politiche in Italia hanno un fortissimo interesse psicoantropologico...? (Por qué las elecciones politicas de Italia tienen un fuertisimo interés psicoantropologico...?)

Nelle condizioni storiche attuali e in occasione delle prossime elezioni politiche per decidere chi sarà il nuovo governo del bel paese, ci troviamo ad essere testimoni di un processo sociale di imprevedibili risultati (o forse sono talmente prevedibili che non vale la pena parlarne?). Per cui, può essere opportuno domandarsi, è possibile creare le condizioni soggettive attraverso le quali un paese è portato a definire e costruire il proprio destino e di tutti i suoi abitanti, prescindendo dal giudizio critico, quindi di informazione, di conoscenza e di consapevolezza da parte di ognuno? (secondo una recente indagine ISTAT, l'Italia è un paese di lettori "deboli", quindi fortemente disinformati). E' sicuramente la televisione a rivelarsi il mezzo di comunicazione più potente ed efficace in assoluto che può aiutare a colmare tali vuoti di informazione e conoscenza: diretta, fruibile da tutti, schematica e precisa, un canale attraverso il quale si possono appunto compiere degli effetti psicosociali sorprendenti. Ora, come tutti sappiamo esistono le così dette tecniche di manipolazione psicologica di massa (così care alle ideologie totalitarie) che sono delle strategie di comunicazione utilizzate in tanti settori sociali diversi con obiettivi precisi e differenziati, che vanno dalla vendita di un prodotto alla costruzione di una forma mentis prevedibile in politica (soprattutto quella che pretende il controllo per l'autoperpetuamento del proprio potere). Ecco quindi, anche (ma non solo) in periodi elettorali come quello che stiamo vivendo in questi giorni in Italia, esse vengono spesso e volentieri utilizzate per "guidare" la scelta degli elettori e hanno come principale canale di diffusione i media (la televisione, la radio e i giornali). In particolare la televisione, come strumento di comunicazione sociale per eccellenza proprio grazie all'abbinamento dell'immagine con la parola, fa si che i televidenti possano essere portati (programmati), attraverso l'impostazione di contenuti e di messaggi ad hoc, ad avere stati di coscienza alterati, che attrofizzano la loro coscienza critica(per esempio stimolando ossessivamente una distrazione iper eroticizzata, alimentando aspettative illusorie, amplificando incertezze e paure, ecc). Essi inducono nei loro cervelli la secrezione di sostanze oppioidi con i corrispondenti effetti anestetizzanti o euforizzanti sulla psiche (proprio come avviene per effetto della musica). Ed è attraverso la persuasione/omogenizzazione emotiva pianificata, costruita sullo stato mentale (di trance)degli ignari televidenti/elettori, soggetti inermi e distratti, che si creano le condizioni psichiche ideali per accettare messaggi di ogni tipo (costruiti a tavolino), stimolando in loro(con scientifica precisione!) la irrazionalità e il conformismo. Ecco perché in queste condizioni soggettive di passiva e acritica ricezione di stimoli audiovisivi e di contenuti, non è assolutamente difficile l'allargamento dei consensi e l'accettazione incondizionata/irrazionale della leadership di colui che rappresenta e personifica per associazione, il paladino e la sintesi dei messaggi precedentemente veicolati. Quasi un gioco da bambini fatto a scala nazionale!!! _______________________________________________ En las condiciones historicas actuales y con ocasiòn de las pròximas elecciones politicas para decidir quién serà el nuevo gobierno del pais, nos encontramos a ser testigos de un proceso social de resultados imprevedibles (o quizàs son tan prevedibles que no vale la pena ni siquiera hablar?). Por lo tanto, puede ser oportuno preguntarse, còmo pueden crearse las condiciones a partir de las cuales un pais puede definir y construir su propio destino y el de todos sus habitantes, obviando el juicio critico, la informaciòn, el conocimiento y la conciencia de responsabilidad de parte de cada uno? (segun una reciente encuesta ISTAT, Italia es un pais de lectores "débiles", por lo tanto fuertemente desinformados). Es seguramente la televisiòn el medio de comunicaciòn màs potente y eficaz en absoluto con el cual se pueden colmar tales vacios de informaciòn y conocimientos: directa, utilizable por todos, esquematica y precisa, un canal a través del cual se pueden realizar efectos psicosociales sorprendentes. Ahora bien, como todos sabemos, existen las asi llamadas técnicas de manipulaciòn de masas (tan queridas por las ideologias totalitarias) que son unas estrategias de comunicaciòn utilizadas en muchos àmbitos sociales con objetivos precisos y diferenciados, que van desde la venta de un producto hasta la construcciòn de una forma mentis prevedible en el àmbito de la politica (sobretodo de aquella que pretende el control para autoperpetuar su poder). Por lo tanto, también (pero no solamente) en periodos electorales como el que estamos viviendo en estos dias en Italia, estas técnicas son usadas para "guiar" las decisiones de los electores y tienen como canal principal de difusiòn los mass media (televisiòn, radio e diarios). En particular la televisiòn como instrumento de comunicaciòn social por excelencia justamente gracias a la combinaciòn de la imagen y la palabra, hace que los televidentes puedan ser llevados (programados), mediante la preparaciòn de contenidos y mensajes ad hoc, a tener estados de conciencia alterados, que atrofian sus conciencias criticas (por ejemplo estimulando obsesivamente una distracciòn hiper erotizada, alimentando expectativas ilusorias, amplifiando incertidumbres y temores, etc). Todo esto induce en sus cerebros la secreciòn de sustancias opioides con los correspondientes efectos anestésicos o euforizantes en la psique (asi como sucede por efectos de la musica). Y es a través de la persuasiòn/homogenizaciòn emotiva planificada, construida sobre un estado mental (en trance) de los pobres televidentes/electores, sujetos inermes y distraidos, que se logran las condiciones psiquicas ideales para aceptar mensajes de cualquier tipo (creados a proposito), estimulando en ellos (con precisiòn cientifica!), la irracionalidad y el conformismo. He alli por qué en estas condiciones subjetivas de recepciòn pasiva y acritica de estimulos audiovisuales y de contenidos, no es absolutamente dificil agrandar los consensos y la aceptaciòn incondicional/irracional del liderazgo de quien representa y personifica por asociaciòn, el paladìn y la sintesis de los mensajes precedentemente vehiculados. Casi un juego de pàrvulos hecho a escala nacional!!!