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venerdì 2 dicembre 2011

Quando amare vuol dire dipendenza.(Cuando amar quiere decir dependencia)

"Ama chi t’ama, e chi non t’ama lascia; chi t’ama di buon cuore stringi e abbraccia" ...dice un proverbio popolare. E pure, sappiamo che non per tutti funziona così. Il rapporto sentimentale per alcuni è comunque il contesto sicuro e necessario a prescindere, di cui non se ne può farne a meno in nessun caso. L'altro è fondamentale, indispensabile, per cui si tratta di una condizione esistenziale di bisogno. E' l'altra faccia dell'esperienza amorosa,quella della dipendenza affettiva. Ecco che, come accade in tutte le dipendenze patologiche, sorge un paradosso intrinseco al comportamento stesso e cioè quello di compromettere l'arricchimento dell'io, affettando la dignità della persona (diminuendola o annullandola),compromettendo gravemente la qualità della vita. E così si crea il circolo vizioso che rinforza, mantiene e amplifica lo stato depressivo iniziale sottostante che si tentava di eliminare, coltivando la dipendenza dall'altro. Quando alla base del rapporto sentimentale vi è la dipendenza affettiva, essa stimola in chi la vive la necessità di costruire relazioni che "garantiscano" illusoriamente, soprattutto continuità e "sicurezza". E con questo atteggiamento, viene promosso un attacamento di sudditanza e passività (ma anche di controllo e di diffidenza), come il dazio da pagare per evitare l'abbandono, la solitudine. E tutto ciò non fa altro che consolidare un lento ma progressivo processo di deterioramento della relazione, dell'autostima e della libertà personale di ognuno dei protagonisti interessati. ============================================== "Ama a quien te ama, y a quien no te ama dejalo; quien te ama de corazòn tenlo y abrazalo" ... dice un proverbio popular. Y sin embargo, sabemos que asi no funciona para todos. La relaciòn sentimental para algunos es un contexto seguro y necesario a pesar de todo, y de la cual no es posible sentir falta en ningùn caso. El otro es fundamental, indispensable, por lo cual se habla de una condiciòn existencial de necesidad. Es la otra cara de la experiencia amorosa, la de la dependencia afectiva. He alli que, como sucede en todas las dependencias patologicas, surge una paradoja intrinseca al comportamiento mismo, es decir viene a compormeterse el enriquecimiento del yo, afectando la dignidad de la persona (diminuyendola o anulandola), comprometiendo gravemente la calidad de la vida. Y asì se construye el circulo vicioso que refuerza, mantiene y amplifica el estado depresivo inicial subyacente que se pretendia eliminar, cultivando la dependencia del otro. Cuando en la base de la relaciòn sentimental està la dependencia afectiva, esa estimula en quien la vive la necesidad de construir relaciones que ilusoriamente "garanticen", sobre todo continuidad y "seguridad". Y con ello se promueve un apego di sometimiento y pasividad (pero también de control y desconfianza), como el precio de pagar para evitar el abandono, la soledad. Y todo ello non hace sino consolidar un lento y progresivo proceso de deterioro de la relaciòn, de la autoestima y de la libertad de cada uno de los protagonistas interesados.

giovedì 28 luglio 2011

A proposito dei “fardelli” indicibili … (A proposito de esos “pesos” indecibles …)

Ho sentito più volte il racconto di narrazioni di vita terribili, fatti di violenza, dolore e orrore atrocemente subite da bambini inermi e vulnerabili in contesti ipoteticamente protettivi (in tempo di pace). Racconti che mi hanno fatto provare schifo e tanta rabbia di fronte a ciò che noi esseri umani possiamo essere capaci di fare ad un altro essere umano. E mi sono detto, veramente la realtà supera di molto la fantasia forse perché, quest’ultima si nutre sempre dalla prima!!!
E mi sono altrettante volte chiesto, cosa succede in quelle menti frastornate da emozioni e da esperienze così distruttive e annientanti, potenzialmente condizionanti a vita? Come si “organizzano” quelle menti modellate da vissuti inconfessabili che nell’extragrande maggioranza dei casi stimolano risposte primordiali, di sopravvivenza nel tentativo di azzittire delle sofferenze divenute insopportabili o nella speranza di dare un senso al proprio vivere (addirittura, attraverso il non senso delle proprie paradossali scelte)?
Sarà necessario sperare di poter un giorno applicare le tecniche di intervento neurochirurgico proposte dalla fantascienza, come nel film “Eternal sunshine of the spotless mind” (in italiano, “Se mi lasci ti cancello”) o aspettare il raggiungimento dei risultati soppressivi tramite degli ipotetici futuristici interventi su delle proteine su cui sono state imprese le esperienze emozionalmente traumatiche, riscontrabili nei circuiti nervosi nell'amigdala (l’area del cervello responsabile del condizionamento alla paura sia sulle persone che sugli animali, la base materiale della memoria emozionale)? Solo (se un giorno ci sarà) con l’aiuto dell’estirpazione neurochirurgica sarà possibile avere una rivincita esistenziale ed emozionale nei confronti di quei invalidanti “fardelli” traumatici?
La plasticità del cervello (e quindi la sua funzionalità) è data anche dal rapporto dinamico e negentropico che esiste fra ognuno di noi e i propri dintorni relazionali e cognitivi, emozionali e pragmatici. Per tanto, il bambino come l’adulto possono essere aiutati a costruire circuiti cognitivi, emozionali e relazionali virtuosi di emancipazione semantica e affettiva (rispetto ai loro demoni e inferni), tali da arrivare a ricostruire una rappresentazione di sé alternativa, su una base proattiva di ribaltamento, appunto. Siamo tutti quanti esseri in divenire, “fatti” per andare alla ricerca costante di qualcosa che ci completi, per stare sempre meglio.



He escuchado muchas veces cuentos de narraciones de vida terribles, hechos de violencia, dolor y horror atrozmente sucedidas a niños indefensos y vulnerables en contextos supuestamente protectivos (en tiempo de paz). Cuentos que me han hecho probar repulsión y mucha rabia frente a lo que nosotros seres humanos podemos ser capaces de hacer a otro ser humano. ¡Y me he dicho, verdaderamente la realidad supera la fantasia quizás porque, ésta ultima se alimenta de la primera.!!!
Y me he igualmente preguntado, ¿que succede dentro de aquellas mentes disturbadas por emociones y experiencias tan destructivas y aniquilantes, potencialmente condicionadoras de toda una vida? ¿Cómo se organizan aquellas mentes moldeadas por vivencias inconfesables que en la gran mayoria de los casos estimulan respuestas primordiales de autodefensa, con la intención de callar el sufrimiento convertido en algo insoportable o por la esperanza de dar un sentido a la propia vida (inclusive, a través del sin sentido de las propias paradojales elecciones)?
¿Será necessario esperar poder un dia aplicar las técnicas de intervención neuroquirúrgica propuestas por la ciencia ficción, como en el film “Eternal sunshine of the spotless mind” (en italiano, “Si me dejas te elimino”) o esperar lograr resultados de supresión a través de hipotéticas futuristas intervenciones sobre las proteinas en las que son grabadas las experiencias emocionalmente traumáticas que se encuentran en los circuitos nerviosos de la amigdala (el area del cerebro responsabile del condicionamiento al miedo sea en las personas que en los animales, es la base material de la memoria emocional)? ¿Solamente (si un dia existirá) con la ayuda de la extirpación neuroquirúrgica será posible vencer exitencial y emocionalmente sobre el impacto de aquellos “pesos” traumaticos?
La plasticidad del cerebro (y por lo tanto su funcionalidad) está dada también por la relación dinámica y negentrópica que existe entre cada uno de nosotros y los alrededores relacionales y cognitivos, emocionales y pragmáticos. Por lo tanto, el niño como el adulto pueden ser ayudados a construir circuitos cognitivos, emocionales y relacionales virtuosos de emancipación semántica y afectiva (respecto a sus demonios e infiernos), tales de llegar a reconstruir una representación de si alternativa, sobre una base proactiva de transformación, justamente. Somos todos seres en devenir, “hechos” para ir en búsqueda constante de algo que nos complete, para estar cada vez mejor.

sabato 5 marzo 2011

Dipendenze senza sostanze: una caratteristica dei tempi che viviamo. ( Las dipendencias sin substancias: caracteristica de los tiempos que vivimos)

Attualmente non si parla più solo di tossicodipendenze, ma di modalità diverse di dipendenze (affettiva, gioco d’azzardo, internet, sesso, lavoro, shopping compulsivo,ecc.). Tali dipendenze sono l'espressione emblematica della società postmoderna contemporanea (insieme alla depressione), esse riflettono un malessere psichico profondo (manifestato dal proposito di fuga implicito e dalla loro compulsività).
Sono la risultante di un paradosso sociale, secondo il quale la maggiore complessità delle condizioni di vita nelle nostre città hanno contribuito a costruire un sempre più diffuso sentimento di perdita dei legami e di disorientamento. Tutto ciò non fa altro che stimolare un bisogno crescente di sicurezza e di controllo degli eventi, davanti a la maggior presenza dell'effimero e della solitudine.
Diveniamo senza accorgercene degli individui sempre più svincolati, lontani, insofferenti, disillusi e forse anche spaventati da ogni legame di scopo, da ogni funzione sociale, ma contemporaneamente individui che però si illudono di trovare uno spazio di libertà, di scelta e di autodeterminazione attraverso l’inganno di un accesso illimitato al possesso di cose, possesso illimitato che in verità tradisce un sentimento insaziabile di mancanza.
Come dice Daniela Capitanucci, "le nuove dipendenze diventano eccessi, passioni tristi, surrogati di punti di riferimento, surrogati di punti solidi che non riusciamo più a rintracciare nel nostro quotidiano, surrogati di relazioni che diventano consumo, e consumi che diventano relazioni".


Efectivamente, en la actualidad no se habla màs sòlo di toxicodependencias, sino di diversas modalidades de dependencias (afectiva, juego de azar, internet, sexo, trabajo, compras compulsivas,etc.). Tales dependencias son la expresiòn emblemàtica de la socieda postmoderna contemporanea (junto con la depresiòn), ellas reflejan un malestar psiquico profundo (puesto en evidencia por la intenciòn de fuga implicita y por la compulsividad).
Son el resultado de una paradoja social, segùn la cual la mayor complejidad de las condiciones de vida en nuestras ciudades han contribuido a construir un sentimiento muy difundido de pérdida de los vinculos y de desorientaciòn. Ello a su vez ha estimulado una exigencia de seguridad y de control sobre los eventos propio en razòn del incremento de lo fugaz y de la soledad.
Sin darnos cuenta nos convertimos en individuos cada vez màs aislados, lejanos, intolerantes, desilusionados y quizàs también temorosos de vinculos finalizados, de toda funciòn social, pero a la vez individuos que se ilusionan en encontrar espacios de libertad, de elecciòn y de autodeterminaciòn a través del engano de un acceso sin limites a la posesiòn de objetos, posesiòn ilimitada que en realidad deja entrever un sentimiento insaciable de vacio.
Como dice Daniela Capitanucci, "las nuevas dependencias se convierten excesos, pasiones tristes,sustituciones arbitrarias de puntos de referencia, de puntos sòlidos que no logramos identificar en nuestra cuotidianidad, de relaciones que se convierten en consumo y de consumos que se convierten en relaciones".