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giovedì 28 agosto 2014

Il sortilegio in politica e l’ideologia del nulla: tristi espressioni del pensiero acritico ( El hechizo en politica y la ideologia del vacio: tristes manifestaciones del pensamiento acritico)




Qualche giorno fa, un noto leader politico conservatore italiano fece delle dichiarazioni piuttosto sbalorditive. In poche parole, questo pittoresco personaggio si lamentava di esser stato segnato da un congetturato sortilegio (secondo lui, per opera di coloro che proteggevano dalle sue parole offensive, il “nemico” politico da lui fortemente insultato in precedenza).
Denotando la propria ignoranza sul argomento e un penoso stato di confusione mentale (e di pensiero), parlava di un ipotetico rituale di “macumba” subito e del suo bisogno di essere aiutato dall’esorcismo, come se si trattasse di pratiche e di rituali che si corrispondessero (non solo a livello logico ma anche dal punto di vista delle cosmovisioni e dei principi magico religiosi sottostanti), sollecitando l’aiuto di un “esperto” in materia. Sarebbe come, da un’altra prospettiva di cura, volere combattere il mal di testa facendo una cura per un’infezione intestinale.
Sempre secondo lui la presumibile influenza maligna l’avrebbe condannato a vivere, nell’arco di un breve periodo di tempo, una catena di svariati eventi malaugurati di indoli diversi nella sua vita privata, l’ultimo dei quali era stato la presenza di un serpente in casa sua che lui aveva trucidato e per questo motivo era stato anche denunciato, trattandosi di una specie protetta.   
“Non ci far litigare” –disse la Regina Bianca con tono ansioso- “Qual è la causa del lampo?”
“La causa del lampo” –disse risolutamente Alice, perché ne era quasi certa- “è il tuono… no, no” –si corresse in fretta- “volevo dire viceversa…”. “E’ troppo tardi per correggersi” –disse la Regina Rossa- “quando hai detto una cosa, è così e ne devi subire le conseguenze”.
Ecco, porsi domande, auto riflettere, cercare delle risposte, fanno parte del processo continuo del nostro vivere la vita, è la modalità attraverso la quale cerchiamo di capire la complessità delle nostre esistenze e per fare in modo che le nostre vite traducano e rispecchino il tentativo  del vivere di ognuno sulla base di ciò che decidiamo abbia valore. Questo processo riflessivo continuo ha necessariamente degli effetti, delle conseguenze, sulle nostre vite e quindi su ciò che noi facciamo. Percepiamo attraverso le inferenze e deduzioni che a loro volta ci inducono a trarre delle conclusioni che confermano i nostri principi esplicativi costituendo un cerchio cognitivo e di scelte decisionali continuo. Sta a noi fare si che la circolarità dei nostri ragionamenti sia in grado di avviare processi di pensiero e di azione virtuosi aperti a livelli logici in grado ogni volta di più di raggiungere prospettive più elaborate di analisi e di comprensione.
Quel noto politico ingenuamente, con le sue parole ha messo in evidenza la sua scarsa consapevolezza riguardo ciò che lui stesso contribuisce a costruire nel suo rapporto con la realtà circostante attraverso il proprio pensiero acritico e semplicistico : un susseguirsi di sciagurate affermazioni che lo costringono (inesorabilmente), a vivere in una realtà impoverita da luoghi comuni e costruita a partire da stereotipi ideologici autoreferenziali, da pregiudizi etnocentrici (molti di essi carichi di violenza e aggressività). In effetti, nel suo mondo (e ovviamente anche di quello dei suoi seguaci) non vi è spazio per l’apertura e l’onesta dei sentimenti verso i così detti “diversi” ma solo per il compiacimento del pensiero unico omogeneo; scarsamente consapevole della propria povertà intellettuale, per niente empatico e incapace di osservare ciò che accade in torno a loro stessi.
Un pensiero politico che pretende fare una diagnosi della realtà partendo dall’ignoranza dei propri pregiudizi, anzi avvalendosi inconsapevolmente di essi, non è altro che una politica vuota fatta da costrutti inventati arbitrariamente a partire dal pensiero banale e sciatto, non critico e non creativo. Esso può soltanto comportare l’impossibilità costitutiva di non essere mai in grado di trovare migliori modi di pensare per migliorare la vita in società. 



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Hacen algunos dias, un conocido lider politico conservador italiano hizo unas declaraciones sorprendentes. En pocas palabras, éste personaje pintoresco se lamentaba de haber sido marcado por un supuesto embrujo (según él por obra de aquellos que han protegido de sus palabras ofensivas, al “enemigo” politico que él mismo habia precedentemente ofendido).
Haciendo ver su ignorancia acerca del tema y un penoso estado de confusión mental (y de pensamiento), hablaba de un improbabile ritual de “macumba” y acerca de la necesidad de ser ayudado por intermedio del esorcismo, como si se tratase de practicas y rituales equivalentes (no solo del punto de vista lógico sino también de cosmovisiones analogas con principios magico religiosos similes), solicitando  la ayuda de un “experto” en la materia. Seria como si desde otra perspectiva de cura, se quisiera combatir una cefalea haciendo una cura para una infección intestinal.
Sempre según él mismo, la presunta influencia maligna lo habria condenado a vivir, en un breve espacio de tiempo, una cadena de diversos malaventurados eventos en su vida privada, el último de los cuales habria sido la visita de un serpente en su casa, que habia matado y por lo cual habia sido denunciado por tratarse de una specie protegida.
“No nos hagas pelear” dijo la Reina Blanca en tono ansioso – “¿Cual es la causa del relámpago?”
“La causa del relámpago” –dijo resueltamente Alicia, porque era casi convencida- “es el trueno, no, no….”  -si corrigió apresuradamente-  “queria decir al contrario…” “Es demasiado tarde para corregirte” –dijo la Reina Roja-  cuando has dicho una cosa es asi y debes sufrir las consecuencias de ello.”
Exactamente, ponerse preguntas, auto reflexionar, buscar respuestas, hacen parte del proceso continuo de nuestro vivir la vida, es la modalidad con la cual tratamos de entender la complejidad de nuestras existencias y hacer en modo que nuestras vidas traduzcan y reflejen el tentativo de cada uno de vivir en base a aquello que tiene valor para nosotros. Este proceso reflexivo continuo provoca necessariamente efectos, consecuencias, sobre nuestras vidas y por ende sobre lo que hacemos.
Percibimos a través de las inferencias y deducciones que a su vez nos inducen a costruir conclusiones que confirmen nuestros principios explicativos constituyendo un circulo cognitivo y de elecciones decisionales continuo. Dependerà de nosotros hacer que la circularidad de nuestros razonamientos sea capaz de estimular procesos de pensamiento y de acción virtuosos abiertos a niveles lógicos en grado cada vez más de alcanzar prospectivas más elaboradas de análisis y de comprensión.
Aquel conocido politico ingenuamente, con sus palabras ha puesto en evidenzia su escasa conciencia acerca de lo que él mismo es capaz de poner en pié en su relación con la realidad circundante a través de su mismo pensamento acritico y simplista: una cadena de desafortunadas afirmaciones que lo costringen (inexorablemente) a vivir en una realidad pauperizada por lugares comunes construidos desde estereotipos ideologicos autoreferenciales, por prejuicios etnocéntricos (muchos de ellos cargados de violencia y agresividad). En efecto, en su mundo (y obviamente también del de sus seguidores) no hay espacio para la apertura y la honestidad de los sentimientos hacia los asi llamados « diferentes » sino solo para el complacimiento respecto al pensamiento unico y homogeneo ; con escasa conciencia de la propia pobreza intelectual, para nada empático incapaz de observar lo que succede alrededor de ellos mismos.
Un pensamiento politico que pretende cumplir un diagnostico de la realidad a partir de la ignorancia de sus propios prejuicios, o mas bien sirviéndose de ellos, no es otra que una politica vacia hecha en base a constructos inventados arbitrariamente desde el pensamiento banal y chato, no critico y no creativo. Ello puede solo comportar la imposibilidad constitutiva de no poder ser capaz jamás de encontrar mejores modos de pensar para mejorar la vida en sociedad.

sabato 2 agosto 2014

Cosa sono le dipendenze dal virtuale? (¿Qué cosa son las dependencias del virtual?)




L’Hikikomori è una sindrome studiata nella popolazione degli adolescenti in Giappone, che etimologicamente  significa “mi ritiro”. Si caratterizza dal fatto che il ragazzo che ne è affetto costruisce un rapporto esclusivo con le realtà virtuali di Internet e dei videogiochi o la televisione, all’interno delle quattro mura della propria abitazione dove cerca un rifugio protettivo (anche rispetto ai propri familiari).
Sembrerebbe che tra i giovanissimi, nelle sue forme più gravi, esse siano legate ad un disagio vissuto in età adolescenziale (e anche durante la pubertà) in ambito relazionale, probabilmente stimolato da contesti sociali altamente competitivi o anche violenti. “Tutti mi prendono in giro…”; “non riesco ad andare d’accordo con gli altri…”; “sono stato minacciato più volte..”; sono alcune delle frasi con cui spesso tendono a giustificare la propria chiusura verso il sociale. Quindi, l’auto percezione di fragilità da parte del ragazzo o ragazza, oppure la sua incapacità a tollerare dei livelli alti di stress in ambiti interpersonali, favorirebbero l’auto esclusione. La motivazione sottostante sarebbe in molti casi, la percezione di avere a che fare con rapporti e contesti nei confronti dei quali vi è un senso di soggezione, inadeguatezza o impreparazione, che penalizza drammaticamente la loro vita di relazione.
In età giovanile, è riscontrabile anche fra coloro che si trovano a subire condizioni di vita di grossa difficoltà familiare o sociale come possono essere quelle delle persone sole, dei disoccupati, di coloro che sono in cassa integrazione o con delle difficoltà intra familiari. In questi casi, gli specialisti preferiscono parlare di un rapporto patologico con le tecnologie della comunicazione. Questa tipologia di rapporto, può avere una precisa durata di tempo (alcuni mesi), una discontinua che in genere finisce per esaurirsi nella misura in cui il soggetto stesso modifica il comportamento additivo, uscendone. Per alcuni è necessario non rinnovare l’abbonamento internet, come una strategia estrema di interruzione del comportamento ossessivo.
Il carattere compulsivo del comportamento, insito alle dipendenze, può associarsi a tutte le varianti potenzialmente gratificanti di cui è in grado attualmente di offrire lo spazio virtuale: il gioco d’azzardo on line, i giochi di ruolo on line, gli acquisti on line compulsivo, il sesso virtuale, le relazioni via chat rooms, ecc. Questa nuova tipologia di dipendenza è frequentemente associata a sintomatologie depressive e ossessivo compulsive. Comunque si può parlare di un vero e proprio comportamento psicopatologico, di dipendenza appunto, dal momento in cui diviene coattivo, ripetitivo che stimola il “craving” (desiderio forte). 
L’uso consapevole, equilibrato e razionale del mezzo (di informazione e di comunicazione) dipende dalla capacità del utente per trovare un equilibrio tra la concretezza di ciò che avviene nel mondo reale e le possibilità apparentemente infinite del mondo virtuale. Questa equilibrio può essere la premessa a partire dalla quale fare sì che il mezzo si adatti alle nostre esigenze di trovare nuovi strumenti che ci aiutino ad affrontare meglio una realtà sociale sempre più complessa e imprevedibile.


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El Hikikomori es un sindrome estudiado entre la población de adolecentes del Japón, que etimologicamente significa “me retiro” . Se caracteriza por el hecho que el chico que ha sido afectado se construye una relación exclusiva con las realidades virtuales de Internet y de los videojuegos o de la televisión, dentro de las cuatro paredes de su casa en donde busca un refugio protector (también respecto a sus familiares).
Pareceria que entre los más jovenes, sus formas más graves, estén ligadas a un malestar psicológico vivido durante la adolescencia (y también durante la pubertad) en ámbito relacional, probablemente estimulado por contextos sociales muy competitivos o violentos. “Todos se rien de mi…”; “no logro ir de acuerdo con los demás…”; “he sido amenazado varias veces…”; son algunas de las frases con las cuales tienden a justificar el proprio cierre frente al social. Por lo tanto, la autopercepción de fragilidad por parte del chico o de la chica, o sino su incapacidad a tolerar niveles altos de stress en ámbitos interpersonales, favorecerian su auto exclusión. La motivación subyacente seria en muchos casos, la percepción de tener que afrontar relaciones y contextos frente a los cuales existe un sentido de sumisión, inadecuación o impreparación, que castigan drammaticamente sus vidas de relación.
En edad juvenil, se le encuentra también entre quienes viven condiciones de vida de fuerte dificultad familiar o social, como pueden ser aquellas de personas solas, de los desocupados, de aquellos que están en el Fondo de Garantia Salarial o que tienen dificultades intra familiares. En estos casos, los especialistas prefieren hablar de una relación patológica con las tecnologias de las comunicaciones. Esta tipologia de relación puede tener una precisa duración de tempo (algunos meses), una discontinuidad que generalmente termina por extinguirse en la medida en que el sujeto mismo modifica el comportameiento adictivo, dejandolo. Para algunos es necessario no renovar el abono internet, como estrategia estrema de interrupción del comportamento obsesivo.
El carácter compulsivo del comportamento, proprio de las dependencias, puede asociarse a todas las variantes potenzialmente gratificantes que actualmente es capaz de ofrecer el espacio virtual: el juego de azar on line, los juegos de roles on line, las compras compulsivas on line, el sexo virtual, las relaciones en chat rooms, etc. Esta nueva tipologia de dependencia está frequentemente asociada a sintomatologias depresivas y obsesivo compulsivas. De cualquier forma, se puede hablar de un verdadero comportamiento psicopatologico, de dependencia, desde el momento en el cual deviene coactivo, ripetitivo que estimula el “craving” (deseo fuerte”).
El uso conciente, equilibrado y racional del medio, depende de la capacidad del usuario en encontrar un equilibrio entre la concretitud de lo que succede en el mundo real y las posibilidades aparentemente infinitas del mundo virtual. Este equilibrio puede ser la premisa a partir de la cual hacer que el medio (de información y de comunicación), se adapte a nuestras exigencias por encontrar nuevos instrumentos que nos ayuden a afrontar mejor una realidad social cada vez más compleja e imprevedible.