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venerdì 19 settembre 2014

Se a difendere il carnefice è la vittima stessa... (Si en defensa del verdugo sale la victima misma...)


Diceva il titolare del giornale, il suo partner la picchiava e la polizia dovette intervenire per fermarlo, e lei.... reagì aggredendo coloro che erano venuti a proteggerla. Un comportamento apparentemente paradossale quello della donna, che può destare delle perplessità a chi da osservatore esterno giudica come incomprensibile  tale reazione inaspettata, per la sua esplicita illogicità. 
Ciò che non sapeva il giornalista che raccontava l'episodio è che il rapporto di coppia, in generale, è l'esempio per eccellenza di quelle relazioni ad intenso coinvolgimento affettivo, nelle quali si creano dei vincoli stretti in grado di dare un senso e un'identità a coloro che ne fanno parte. In effetti, in genere si dice che nel tempo, i membri di una coppia tendono reciprocamente a fare proprie molte delle modalità e degli stili di comunicazione del partner, imitandogli e/o amplificando una loro complementarietà; essa a sua volta incoraggia e consolida lo scambio complessivo tra i componenti del rapporto. Così, per via di questo processo condiviso attivo di conoscenza e di mimesi  nei rapporti di coppie, le persone costruiscono una loro identità che può avere la potenza di organizzare il modo con cui ognuno interagisce (sia dentro che fuori dalla coppia). Non solo, in questo contesto relazionale di intenso scambio e di complementarietà reciproche, quel processo costruisce ciò che viene chiamata "l'identità di ogni coppia" secondo la quale ogni membro del rapporto contribuisce implicitamente o esplicitamente a mettere in piedi quelle caratteristiche che identificano e differenziano ogni coppia dalle altre.
Ma cosa succede in quei rapporti di coppie in cui subentrano dei comportamenti aggressivi e violenti e dei quali non è possibile liberarsene? Come mai essere annientato dal maltrattamento che proviene dal proprio partner non sempre è un potente e decisivo stimolo che spinge a lasciare il campo, per salvare la propria pelle?
Ricordiamo innanzitutto che i rapporti di coppia basano la loro dinamica di scambio e continuità sulla loro prevedibilità relazionale (so cosa posso aspettarme da lui/lei e viciversa). Essa può favorire il consolidamento di quella complementarietà originaria ricercata e a partire dalla quale le persone inizialmente si scelsero.
Secondo l'osservazione clinica delle relazioni disfunzionali e patologiche, sembrerebbe che sono i così detti carnefici o persecutori coloro che hanno il ruolo attivo nella ricerca e selezione del partner, come se ci fosse la necessità di individuare qualcuno con chi poter mettere in motto una dinamica relazionale di dominanza, che nella peggiore delle ipotesi può comportare l'avvio di comportamenti violenti. Così, nei rapporti eterosessuali, ad un persecutore (generalmente sono uomini) egocentrico, dominatore, impulsivo e con un io ipertrofico, corrisponderebbe una persona (generalmente sono donne) insicura, ipersensibile, pasiva, con scarsa autostima e capace di sopportare. Ecco perché si dice che nell'ambito di quelle relazioni che favoriscono la reiterazione ciclica di comportamenti violenti e il loro conseguente consolidamento, esistano delle collusioni che contribuiscono ad alimentare quella tipologia di circuiti relazionali viziosi (i quali a volte addiritura possono tradursi in manovre non gestibili, che possono essere generatrici di atti criminali). Altro non sono che un "gioco" condiviso dietro il quale vi è l'illusione/aspettativa di poter essere vincitori, e che sottintendono diversi livelli di ambiguità e di frustrazione da ambe le parti.
E' come se venisse stimolato un gioco appunto, in cui ci si è maledettamente incastrati dentro ed è difficile uscirne; coloro che, arrivando dall'esterno pretendono interromperlo, possono essere affrontati come delle presenze invadenti e indesiderate, anche da parte di chi rischia pesantemente la propria incolumità nel seno di una tale relazione (come si evince dalla cronaca giornalistica riguardo il comportamento della donna maltrattata a cui facevamo riferimento nel paragrafo iniziale).


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Decia el titular del periodico, su pareja la golpeava y la policia tuvo que intervenir para detenerlo, y ella ... reaccionó agrediendo a quienes habian llegado para protegerla. Un comportamiento aparentemente paradojal el de la mujer, que puede desencadenar perplejidad en quién como observador externo juzga incompresible esta reacción inesperada, por su explicito contenido ilógico.
Lo que no sabia el periodista che contaba el episodio, es que la relación de pareja representa el ejemplo por excelencia de aquellas relaciones con intenso involucramiento afectivo, en las cuales se creano vinculos estrechos en grado de dar un sentido e una identidad a quienes hacen parte de él. Efectivamente, en general se dice que en el tiempo, los miembros de una pareja tienden reciprocamente a hacer propias muchas de las modalidades y de los estilos de comunicación del conyugue, imitándolos y/o incrementando aquello que los complementa; ésto a su vez estimula y consolida el intercambio global entre los componentes de la relación. Es asi que a través de este proceso compartido di conocimiento y mímesis activo en toda relación de pareja, las personas construyen su identidad que puede tener la potencia de organizar el modo con el cual cada uno interactua (sea dentro que fuera de la pareja). No solo, en este contexto relacional de cambio intenso y de complementariedades reciprocas, este proceso construye lo que viene conocido como "la identidad de la pareja" según la cual cada miembro integrante de la relación contribuye implicitamente o explicitamente a poner en pié aquellas caracteristicas que identifican y diferencian cada pareja de las otras.
¿Pero, qué sucede en aquellas relaciones de pareja en las que se explicitan comportamientos agresivos y violentos pero de las cuales no es posible liberarse?,¿cómo asi ser destruido por el maltrato que proviene de la pareja no siempre es un poderoso y decisivo estimulo que empuja a dejar la relación, para salvar la piel?
Recordemos antes que nada, que las relaciones de pareja basan sus dinámicas de intercambio y continuidad a partir de la prevedibilidad relacional (sé que puedo esperarme de él/ella y viceversa).Ello puede favorecer la consolidaciòn de aquella complementariedad original buscada y a partir de la cual las personas inicialmente se escogieron.
Según la observación clinica de las relaciones disfuncionales y patológicas, pareceria que son los asi llamados verdugos o perseguidores quienes tienen un rol activo en la búsqueda y selección de la pareja, como si tuviesen la necesidad de encontrar alguien con quien poder iniciar una dinamica de relación de dominación, que en la peor de las hipotesis puede concretizar la activación de comportamientos violentos. Es asì que en las relaciones heterosexuales, a un perseguidor (generalmente son hombres) egocentrico, dominador, impulsivo y con un yo hipertrofico, corresponderia una persona (generalmente son mujeres) inseguras, hipersensibles, pasivas, con poca autoestima y capaz de soportar. Es por ello que se dice que en el ámbito de aquellas relaciones que favorecen reiterativamente los comportamientos violentos y su consecuente consolidación, existen unas colusiones que contribuyen a alimentar aquella tipologia de circuitos relacionales viciosos (los cuales a veces pueden traducirse en maniobras no controlables, que pueden llegar a ser generadoras de actos criminales). No son otra cosa que un "juego" compartido detras del cual existe la ilusión/expectativa de poder ser vencedores, y que implicitamente involucran diferentes niveles de ambiguedad y de frustración por ambos lados.
Es como si fuera estimulado un juego,en el cual las personas se encuentran malditamente encastradas  y del cual les es dificil poder salir. Aquellos que llegando del externo pretenden interrumpir el juego, pueden ser afrontados como presencias invasivas e indeseadas, incluso de parte de quien arriesga su propia incolumidad en el seno de una tal relaciòn (como evidencia la cronica periodistica acerca del comportamiento de la mujer maltratada, a la cual haciamos referencia en el parrafo iniciale).