Diceva il titolare del giornale, il suo partner la picchiava e la polizia dovette intervenire per fermarlo, e lei.... reagì aggredendo coloro che erano venuti a proteggerla. Un comportamento apparentemente paradossale quello della donna, che può destare delle perplessità a chi da osservatore esterno giudica come incomprensibile tale reazione inaspettata, per la sua esplicita illogicità.
Ciò
che non sapeva il giornalista che raccontava l'episodio è che il
rapporto di coppia, in generale, è l'esempio per eccellenza di quelle relazioni ad
intenso coinvolgimento affettivo, nelle quali si creano dei vincoli
stretti in grado di dare un senso e un'identità a coloro che ne
fanno parte. In effetti, in genere si dice che nel tempo, i membri di
una coppia tendono reciprocamente a fare proprie molte delle modalità
e degli stili di comunicazione del partner, imitandogli e/o
amplificando una loro complementarietà; essa a sua volta incoraggia
e consolida lo scambio complessivo tra i componenti del rapporto.
Così, per via di questo processo condiviso attivo di conoscenza e di mimesi nei rapporti di coppie, le persone costruiscono una loro
identità che può avere la potenza di organizzare il modo con cui
ognuno interagisce (sia dentro che fuori dalla coppia). Non solo, in
questo contesto relazionale di intenso scambio e di complementarietà
reciproche, quel processo costruisce ciò che viene chiamata
"l'identità di ogni coppia" secondo la quale ogni membro
del rapporto contribuisce implicitamente o esplicitamente a mettere
in piedi quelle caratteristiche che identificano e differenziano ogni
coppia dalle altre.
Ma
cosa succede in quei rapporti di coppie in cui subentrano dei
comportamenti aggressivi e violenti e dei quali non è possibile
liberarsene? Come mai essere annientato dal maltrattamento che
proviene dal proprio partner non sempre è un potente e decisivo
stimolo che spinge a lasciare il campo, per salvare la propria pelle?
Ricordiamo
innanzitutto che i rapporti di coppia basano la loro dinamica di
scambio e continuità sulla loro prevedibilità relazionale
(so cosa posso aspettarme da lui/lei e viciversa). Essa può favorire
il consolidamento di quella complementarietà originaria ricercata e
a partire dalla quale le persone inizialmente si scelsero.
Secondo
l'osservazione clinica delle relazioni disfunzionali e patologiche,
sembrerebbe che sono i così detti carnefici o
persecutori coloro che hanno il ruolo attivo nella ricerca e
selezione del partner, come se ci fosse la necessità di individuare
qualcuno con chi poter mettere in motto una dinamica relazionale di
dominanza, che nella peggiore delle ipotesi può comportare l'avvio
di comportamenti violenti. Così, nei rapporti eterosessuali, ad un
persecutore (generalmente sono uomini) egocentrico, dominatore,
impulsivo e con un io ipertrofico, corrisponderebbe una
persona (generalmente sono donne) insicura, ipersensibile,
pasiva, con scarsa autostima e capace di sopportare. Ecco perché si
dice che nell'ambito di quelle relazioni che favoriscono la
reiterazione ciclica di comportamenti violenti e il loro conseguente
consolidamento, esistano delle collusioni che contribuiscono ad
alimentare quella tipologia di circuiti relazionali viziosi (i quali a volte
addiritura possono tradursi in manovre non gestibili, che possono essere generatrici di
atti criminali). Altro non sono che un "gioco" condiviso
dietro il quale vi è l'illusione/aspettativa di poter essere
vincitori, e che sottintendono diversi livelli di ambiguità e di
frustrazione da ambe le parti.
E'
come se venisse stimolato un gioco appunto, in cui ci si
è maledettamente incastrati dentro ed è difficile
uscirne; coloro che, arrivando dall'esterno pretendono interromperlo,
possono essere affrontati come delle presenze invadenti e
indesiderate, anche da parte di chi rischia pesantemente la propria incolumità nel seno di una tale relazione (come si evince dalla cronaca giornalistica riguardo il comportamento della donna maltrattata a cui facevamo riferimento nel paragrafo iniziale).
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Decia
el titular del periodico, su pareja la golpeava y la policia tuvo que
intervenir para detenerlo, y ella ... reaccionó agrediendo a
quienes habian llegado para protegerla. Un comportamiento
aparentemente paradojal el de la mujer, que puede desencadenar
perplejidad en quién como observador externo juzga incompresible esta
reacción inesperada, por su explicito contenido ilógico.
Lo
que no sabia el periodista che contaba el episodio, es que la relación
de pareja representa el ejemplo por excelencia de aquellas relaciones
con intenso involucramiento afectivo, en las cuales se creano
vinculos estrechos en grado de dar un sentido e una identidad a
quienes hacen parte de él. Efectivamente, en general se dice que en el
tiempo, los miembros de una pareja tienden reciprocamente a hacer
propias muchas de las modalidades y de los estilos de comunicación
del conyugue, imitándolos y/o incrementando aquello que los
complementa; ésto a su vez estimula y consolida el intercambio
global entre los componentes de la relación. Es asi que a través de
este proceso compartido di conocimiento y mímesis activo en toda
relación de pareja, las personas construyen su identidad que puede
tener la potencia de organizar el modo con el cual cada uno
interactua (sea dentro que fuera de la pareja). No solo, en este
contexto relacional de cambio intenso y de complementariedades
reciprocas, este proceso construye lo que viene conocido como "la
identidad de la pareja" según la cual cada miembro integrante
de la relación contribuye implicitamente o explicitamente a poner en
pié aquellas caracteristicas que identifican y diferencian cada
pareja de las otras.
¿Pero,
qué sucede en aquellas relaciones de pareja en las que se explicitan
comportamientos agresivos y violentos pero de las cuales no es
posible liberarse?,¿cómo asi ser destruido por el maltrato que
proviene de la pareja no siempre es un poderoso y decisivo estimulo
que empuja a dejar la relación, para salvar la piel?
Recordemos
antes que nada, que las relaciones de pareja basan sus dinámicas de
intercambio y continuidad a partir de la prevedibilidad relacional
(sé que puedo esperarme de él/ella y viceversa).Ello puede
favorecer la consolidaciòn de aquella complementariedad original
buscada y a partir de la cual las personas inicialmente se escogieron.
Según
la observación clinica de las relaciones disfuncionales y
patológicas, pareceria que son los asi llamados verdugos o
perseguidores quienes tienen un rol activo en la búsqueda y
selección de la pareja, como si tuviesen la necesidad de encontrar
alguien con quien poder iniciar una dinamica de relación de
dominación, que en la peor de las hipotesis puede concretizar la
activación de comportamientos violentos. Es asì que en las
relaciones heterosexuales, a un perseguidor (generalmente son
hombres) egocentrico, dominador, impulsivo y con un yo hipertrofico,
corresponderia una persona (generalmente son mujeres) inseguras,
hipersensibles, pasivas, con poca autoestima y capaz de soportar. Es
por ello que se dice que en el ámbito de aquellas relaciones que
favorecen reiterativamente los comportamientos violentos y su
consecuente consolidación, existen unas colusiones que contribuyen a
alimentar aquella tipologia de circuitos relacionales viciosos (los cuales a
veces pueden traducirse en maniobras no controlables, que pueden llegar a ser generadoras de
actos criminales). No son otra cosa que un "juego"
compartido detras del cual existe la ilusión/expectativa de poder
ser vencedores, y que implicitamente involucran diferentes niveles de
ambiguedad y de frustración por ambos lados.
Es
como si fuera estimulado un juego,en el cual las personas se encuentran
malditamente encastradas y del cual les es dificil poder salir. Aquellos que
llegando del externo pretenden interrumpir el juego, pueden ser afrontados
como presencias invasivas e indeseadas, incluso de parte de quien
arriesga su propia incolumidad en el seno de una tal relaciòn (como evidencia la cronica periodistica acerca del comportamiento de
la mujer maltratada, a la cual haciamos referencia en el parrafo iniciale).